Dipendenza affettiva

“Nella vita c’è molta sofferenza, e forse l’unica sofferenza che si può evitare è la sofferenza di cercare di evitare la sofferenza”

(Laing)

Cosa spinge tante donne a soffrire pur di non abbandonare il legame con il proprio partner? Quale incastro perverso si crea? Da dove nasce la paura di restare sole? E da dove nasce il bisogno di amare nonostante la paura? Ma è davvero di amore che si tratta? Quali segnali sono presenti tra una donna che ha bisogno che qualcuno abbia bisogno di lei ed un uomo che sta cercando qualcuno da possedere?
In tutti questi anni mi sono occupata di numerose storie di violenza sulle donne, in tutte le sue possibili declinazioni, ho affrontato insieme ad alcune la faticosa e soddisfacente risalita, ho assistito al dramma racchiuso nei loro cuori, ho ricostruito i loro arcaici deserti affettivi, ho sentito spesso la forte responsabilità della loro salvezza; ma, altrettanto spesso, ho dovuto raccogliere i loro ripensamenti, che mascheravano la paura, la consapevolezza di non farcela, ed una percezione di valere così poco al punto da dover sopportare. La violenza non si traduce soltanto nelle percosse, nello stalking, nella violenza psicologica o in quella economica, sessuale, è violenza anche sottrarre i figli ad una madre per vendetta, per fargliela pagare, oppure diffamare l’ex partner offendendone la reputazione attraverso i social, e ancora, è violenza essere allontanate dalla propria famiglia d’origine senza alcun motivo, è violenza essere messe continuamente in discussione, vivere con il terrore di essere accusate, colpevolizzate, chiudendosi in una prigione di terrore. Donne manipolate, abusate in ogni angolo della loro anima, che chiedono in silenzio il perché di tale ferocia. Donne assassinate psichicamente, sminuite, umiliate, manipolate. La manipolazione è violenza, è credere di poter raggirare l’altro, di avere un potere sull’altro senza confini, di pervadere ogni spazio dell’altro, fisico e mentale, al punto da assoggettarlo in una forma di schiavitù mascherata dalla convinzione che sia amore, un amore perverso, malato, un odio dell’amore o, forse, un amore dell’odio, che spinge gli uomini maltrattanti e abusanti ad esprimere la loro ferocia. Uomini che trovano il loro equilibrio scaricando sull’altro il dolore che non provano e le contraddizioni interiori che si rifiutano di percepire. Dinnanzi a tali dinamiche si assiste ad una vera e propria dipendenza tossico-affettiva, in cui si scatenano tutti i sintomi di una dipendenza da una sostanza tossica, con la differenza che la sostanza viene sostituita da una persona e il bisogno dell’altro scaturisce dalla paura dell’abbandono, pena la percezione di non-esistere, di non poter sopravvivere.

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